Sunday, July 15, 2012


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SABATO 26 luglio, "Il pleut" live @ Zara Spiaggia_bar Pescara

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Recensione su ROCKIT (6 luglio 2012)

LILIA
"il pleut"

ACUSTICO

[di Antonello Simeon, 06/07/2012 - link alla recensione: http://www.rockit.it/recensione/19661/lilia-il-pleut ]
Piove. Una voce ci racconta delle storie avvolte in un sussurro francese. E’ la voce di Lilia, ventitreenne pescarese, accompagnata da andamenti delicati che abbracciano note di soul e di folk, lasciando una scia pop cantautorale con qualche “la la la” di troppo.


“Il pleut” è il disco d’esordio di questa giovane artista che punta tutto sulla bellezza e la musicalità della lingua d’oltralpe, raccontandoci che“ricordo sempre il giorno in cui ho deciso di uccidere il nostro amore”con un sorriso in volto e un motivetto scanzonato (“Je me rappelle”).

Quella che si materializza durante l’ascolto di “Quel est mon destin?” è invece una simpatica scenetta che vede una Lilia stilizzata in forme alla Tim Burton (come quella presente in copertina) che osserva la luna insieme al suo cuore, accompagnata da un fischiettio spensierato e da un adattissimo “mood” musicale. E un’ultima e definitiva conferma di come l’artista ventitreenne sappia anche scrivere, oltre che cantare, ci è data dalle evocative similitudini di “Parapluie”. La guerra, uno dei temi più trattati al mondo insieme all’amore, è paragonata a quella pioggia che ha spaventato un po’ tutti quando eravamo bambini. E per sconfiggere questa paura ”servirebbe un ombrello per la guerra, non per la pioggia”.

Il resto dell’album, composto in tutto da sei brani, si perde a volte in ritornelli e ponti che potevano essere evitati (“A une amie”, “Tu ne me dis rien”), che sminuiscono anche un riff ritmato come quello di “La vie” e impediscono al già citato “Je me rappelle” di rendere al meglio.

Alti e bassi dunque, in un album d’esordio che mostra con decisione le proprie ragioni e le capacità di esprimersi, senza invidiare nulla a nessuno.

Mini-mini recensione su BLUESBUNNY Independent Music Reviews (27 gennaio 2012)

Sensitive Italian songstress
An Italian singer singing her songs in French just has to be classy and Lilia Scandurra does not disappoint on that front. There is an understated elegance to both “A Une Amie” and “Parapluie” that suggests both repressed emotion and retro chic simultaneously. The mark of quality is clearly stamped upon her.

[link alla recensione: http://www.bluesbunny.com/tabid/325/xmmid/1030/xmid/3622/xmview/2/default.aspx]

Mini-recensione su MAGMUSIC ("My two cents#2" dell'11 dicembre 2011)


Lilia – Il pleut (Grammofono alla Nitro)

[link alla recensione: http://www.magmusic.it/2011/12/11/my-two-cents2/]
Per essere poco più che ventenne, Lilia Scandurro dà l’impressione di essere una fanciulla molto avvezza ai sogni, in particolare quello di camminare tra le nuvole, magari per raggiungere la lontana Francia ed osservarla in un duplice modo: facendo una retrospettiva di quello che sono stati i passati decenni e avendo allo stesso tempo gli occhi puntati sulla realtà di oggigiorno. Ne risulta, con la produzione della promettente Grammofono alla Nitro, “Il pleut“, sua opera prima, cantata quasi esclusivamente, guarda caso, nella “lingua dell’amore”. Sette tracce, con in più una fantasma, in cui Lilia non rimane esclusivamente ancorata ad un’unica fonte di ispirazione, ma passa da arrangiamenti soggetti a cambi repentini (A une amie) all’essere una Suzanne Vega con tendenze chansonnier, per non dire sia l’una (La vieTu ne me dis rien) che l’altra (Quel est mon destin?), fino alle vette raggiunte sul finale, peraltro in tre lingue, se ci si aggiunge l’inglese e l’italiano. So Far è una vera e propria perla pop, 24 giugno, con i suoi archi, ha un incedere molto sottile e Parapluie è provvista di inaspettate dissonanze contrapposte ad una chitarra quasi a festa. Ovviamente, senza lasciarsi sfuggire di certo Je me rappelle, altro brano maggiormente imbevuto di Francia, a prevalere sul tutto è un’invitante dolcezza nel suono, nella voce, nell’atmosfera. Per un esordio con i fiocchi.
Gustavo Tagliaferri per Mag-Music

Recensione su MArte Magazine (7 novembre 2011)


E prima o poi ci sarete finiti, tappati in casa quando piove.Dazochiuzo da colpo di freddo repentino, copertona spianata, tisana calda a ringraziare il dio delle api che ha inventato il miele millefiori o quello di castagno, state lì col libro in mano, o a twittare qualche citazione da Il Favoloso Mondo Di Amélie, o a lavorare, che sia alla tesina o alla tautologica disperata ricerca di lavoro.


Vi sarà capitato, lo si suppone facilmente.
Ciò che invece non vi è ancora capitato è ripetere l’esperienza con una preziosa aggiunta: natali pescaresi nei tardi ’80, ma cuore transalpino da chanteuse intimista anni Venti, lei si chiama Lilia e la concittadinaGrammofono Alla Nitro ne presenta in questo autunno il delicato esordio Il Pleut.
Riesumate quindi spirito e aplomb del colonnello Bernacca che c’è in voi, aspettate i nuvoloni e premete play, anzi pleut: vi attende un mondo piccolo e appartato, ovattato come il batuffolo con cui la mamma pulisce il ginocchio sbucciato del bimbo tornato dal cortile.
Così, mentre la pioggia ticchetta sui vetri, vi farete cullare da un lavoro d’esordio saldamente incastonato nella tradizione leggera di un pop che volteggia tra musica da camera, pillole soul e saltuarie grattugiate folk.
Dribblato subito lo spettro francofono – consueto quanto equivoco – di Carla Bruni, influenze e (che c’è di male?) anche debiti tornano veri e alti: la scelta linguistica rende facile il link con riferimenti intramontabili come Édith Piaf o Jacques Brel, che infatti la giovane pescarese cita con piacere, o più recenti come La Rue Kétanou. Ma più di queste raffinate referenze stilistiche (cui aggiungere quelle non secondarie di Ani DiFranco o di una Norah Jones della prima ora), di Il Pleut colpiscono almeno altri due elementi.

Uno è la non comune confidenzialità dell’intimismo con la quale queste sette tracce (più l’egregia bonus track “Je Me Rappelle”) raccontano turbamenti ed emozioni senza mai smarrire la propria naturale, morbida eleganza.
L’altra è l’anima insospettatamente inquieta che si agita tra le pieghe delle canzoni, e che – pur con le dovute proporzioni – rende comunque non infondato un rimando a universi femminili più sanguigni e meno rassicuranti, come quelli di Joni Mitchell o Tori Amos.
Certo, a fronte di lusinghe simili giova comunque ricordare la natura inevitabilmente precoce di questo lavoro, con tutta la conseguente inesperienza del caso, specificamente rintracciabile in liriche la cuinaiveté oltrepassa un po’ troppo spesso il limite tra ingenuità, accademia e convenzionalità: versante questo sul quale è lecito, se non obbligatorio, attendersi una forte crescita.
Ma per l’importanza che hanno istinto, sensualità e capacità di emozionarsi, non è irrealistico ritenere che la giovane Lilia sia attesa ad una vita artistica molto interessante. Nel frattempo, scrivetevi il suo nome sul taccuino. O sul diario d’autunno. O sui vetri appannati dalla pioggia…

TRACKLIST:
A Une Amie
La Vie (Comme Elle Vient)
Quel Est Mon Destin?
Tu Ne Me Dis Rien
So Far
24 Giugno
Parapluie
Je Me Rappelle

Hanno suonato:
Lilia – chitarra acustica e voce
Fabio Duronio – chitarre
Giacomo Salario – tastiere e fisarmonica
Graziano Zuccarino – batteria e percussioni
Luca Marinacci – basso
Roberto Salario – contrabbasso

Francesco Chini

[link alla recensione: http://www.martemagazine.it/recensioni/dischi/item/14456-lilia_-il-pleut]

Recensione su STORDISCO (5 ottobre 2011)


Immaginiamo Jacques Brel, seduto al tavolo di Ciro, a pochi passi dalla Grand Place nel centro di Bruxelles che sorseggia il suo ennesimo bicchiere di “half and half” mentre ascolta i versi semplici e delicati di “IL PLEUT”; son convinto ne sarebbe rimasto conquistato.
Non solo dalla (indiscutibile) bellezza di Lilia ma dalla sua voce e dalle sue parole cantate, a volte sussurrate, in francese.
E sì, Lilia è una ragazza di appena 23 anni che ha forza e tanto coraggio.
La vedi così minuta e dolce ma, incurante delle mode, grinta e caparbietà l’hanno portata ad incidere il suo primo disco.
Ha imbracciato la sua chitarra, ha preso pennino e calamaio ed ha messo nero su bianco 8 “delizie” acustiche, di cui 6 cantate in francese.
Insomma è italiana, con orgoglio posso dire che è mia corregionale, di Pescara, e preferisce cantare in francese; dice, a ragione, che la lingua d’oltralpe sia la più adatta alle sue melodie.
Pochi altri in Italia avevano omaggiato la lingua di Piaf, Brel o Trenet: penso a Battiato, uno degli idoli di Lilia, con i suoi incisi in francese (abbastanza “maccheronico”, se posso…) in alcune canzoni, oppure il tributo a Richard Anthony in FLEURS; penso a Giorgio Canali e ad alcune canzoni tratte dai suoi primi dischi…
Lilia raccoglie la tradizione delle cantanti francesi, come F. Hardy, ad esempio, e, in quest’epoca in cui le altre sue colleghe gridano, lei sussurra di episodi della sua vita, di amicizie (perse), di ombrelli, accompagnata dalla sua chitarra acustica, quella di Fabio Duronio e pochi altri strumenti a contorno.
Le parole sono semplici e scorrono sorrette, a volte, da 2 accordi solamente.
Il filo conduttore che lega le varie canzoni sembra essere una tenera tristezza (da lasciare alle spalle) ma anche un giusto ottimismo (da cui ripartire), d’altronde l’album è dedicato alla pioggia che significa malinconia ma anche purificazione…
Lilia ci parla di amicizie perdute “A’ UNE AMIE”, domandandosi quando finirà quell’oscurità che la circonda, consapevole, però, che dopo ogni notte ci attende un nuovo giorno; http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=6jsPNJL_8PY
ci dice di prendere la vita come viene “LA VIE, (COMME ELLE VIENT)”, http://www.youtube.com/watch?v=1oJygGjX594
domandandosi, come tutti noi avremo fatto almeno una volta nella propria vita, quale sarà il proprio destino “QUEL EST MON DESTIN?”.
C’è spazio per inquietudine ed incomunicabilità in “TU NE ME DIS RIEN”, dei cieli, delle anime e degli occhi vuoti di “SO FAR” (unica canzone con testo in inglese) e della malinconia di “24 GIUGNO” (unico brano in italiano), data che ha segnato un momento importante, di “mutamento” per la nostra dolce amica.
La prima avventura discografica (autobiografica) di Lilia sembra chiudersi con una semplice nenia sulla guerra vista con gli occhi dei bambini, “LE PARAPLEU”, l’ombrello come simbolo di “riparo” sia dalla pioggia che dalla guerra; sembra, perché c’è ancora tempo per i suoi ricordi racchiusi nella ghost track “JE ME RAPPELLE”, brano agrodolce in cui riaffiora alla memoria il giorno dell’incontro con la persona amata ma anche il giorno in cui si è deciso di uccidere il proprio amore.
In conclusione un momento di riflessione e calma in questa frenesia che è, a volte, la nostra vita ed il firmamento concorderà con me se prelevo 3 stelle e le uso per quest’opera prima a cui, sicuramente, ne seguiranno altre, per le quali, ne son certo, me ne sarà concessa qualcuna di più…

di Angelo Montagano
[link alla recensione: http://stordisco.blogspot.it/2011/10/lilia-il-pleut-recensione.html]